San Giorgio di Mantova fino al 1867 si chiamava solo San Giorgio come tante altre località italiane e con un decreto reale di Vittorio Emanuele II datato 8 giugno 1867, meno di un anno dopo l’annessione all’Italia, vedeva completato il nome con l’aggiunta del “di Mantova” attuale.
Fino a poco tempo fa, per il solo fatto di trovarsi a ridosso della città di Mantova, San Giorgio era considerato Mantova a tutti gli effetti e in particolare questa distinzione era più difficile da fare nel periodo che stiamo prendendo in esame dove le notizie sul solo San Giorgio sono quanto mai scarse proprio per il fatto che la vicinanza della città gli faceva perdere quell’importanza che sarebbe stato giusto attribuirgli e praticamente quello che succedeva a San Giorgio era come se fosse successo a Mantova.
Posto sulla sponda sinistra del fiume Mincio che a Mantova diventa lago, anzi, laghi, avendo un lago superiore, un lago di mezzo ed un lago inferiore (un tempo esisteva un quarto lago Paiolo) e sistemato proprio a ridosso fra il lago di mezzo e il lago inferiore, era quasi un prolungamento della città che il ponte di San Giorgio teneva uniti: era si un comune autonomo ma al tempo stesso molto legato alla vita della città, ai suoi umori, ai suoi drammi.
Il fatto poi di trovarsi all’imboccatura di quel ponte che avrebbe voluto e dovuto isolare la città ne faceva un luogo quanto mai appetibile per i vari alterni conquistatori che a turno si avvicinavano a Mantova, l’imprendibile roccaforte, un’isola sulla terraferma: e San Giorgio ne era una delle poche vie di accesso.
Il periodo che va all’incirca dal 1796 al 1814 per San Giorgio è da considerarsi tra i più tristi e tragici della sua storia, messo come l’acciaio da lavorare, tra l’incudine e il martello, gli austriaci dentro e i francesi fuori e poi con le parti che si invertono, dentro i francesi e fuori gli austriaci.
Già nel giugno 1796 per San Giorgio cominciano i primi guai; l’esercito napoleonico imperversa e si avvicina minaccioso dopo i continui successi militari nell’Italia del nord e vuole impadronirsi anche di Mantova, il nodo più critico, la roccaforte degli austriaci che lui vuole battere.
Il Borgo di San Giorgio, che si può a tutti gli effetti considerare una cittadella fortificata alla stregua di quella di Porto, era composto da un centinaio case con una popolazione di oltre 1000 abitanti, relativamente al solo centro urbano, oltre a tutte le cascine agricole e ad alcuni opifici pseudo-industriali che si trovavano nel territorio circostante, un territorio molto più vasto di quello attuale e che andava dalle sponde del Mincio fino a Barbasso, Roncoferraro, Casteldario e Porto Mantovano.
Nel Borgo esisteva un convento di monache, le Canonichesse Lateranensi (fino alla venuta di Napoleone a Mantova c’erano all’incirca 70 conventi e congregazioni religiose che in seguito furono quasi tutte soppresse dallo stesso Napoleone) che il 2 giugno di quello stesso anno, all’approssimarsi delle truppe napoleoniche, per precauzione veniva evacuato e le monache sistemate nel convento della Cantelma, verso il Te. Giusto in tempo perchè due giorni dopo puntualmente le truppe di Napoleone occupavano il Borgo e tentavano addirittura di penetrare nella città per quella stessa via: arrivate addirittura a metà del ponte di San Giorgio, fortuna ha voluto che una guardia, messa in allarme da movimenti che riteneva sospetti, alzasse il ponte levatoio giusto in tempo per bloccare l’invasione della città: anche per questa volta la città era salva.
E’ però giusto dire che la città era salva? Forse è improprio perchè se la città fosse caduta subito in mano a Napoleone probabilmente in seguito si sarebbero evitati tanti lutti e rigori che invece ci sono stati in nome di quella “libertè” e di quella “egalitè” tanto pubblicizzate mentre poi, situazioni che si potrebbero quasi definire paradossali, hanno visto San Giorgio e la sua popolazione “piangere lacrime amare”.
L’occupazione del Borgo da parte dei francesi durerà fino ad agosto allorchè in aiuto degli austriaci assediati giungeranno i rinforzi capitanati dal generale Wurmser e i francesi si ritireranno.
Non è che i francesi però se ne vadano, anzi, continueranno le scaramucce nelle zone intorno a San Giorgio fino ad arrivare al culmine degli avvenimenti con la famosa “Battaglia di San Giorgio” combattuta il 15 settembre di quel 1796 quando Napoleone, facendo sfoggio delle sue grandi doti di condottiero e stratega militare, sconfigge clamorosamente gli austriaci pur disponendo di un esercito decisamente inferiore numericamente.